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La strage delle bambine

Posted by ikzus su 9 marzo 2010


Grande inchiesta dell’Economist sulla “guerra globale” contro il sesso femminile tramite l’aborto selettivo di massa.

Ne mancano all’appello cento milioni.

Un “genocidio di genere” con conseguenze devastanti

La distruzione selettiva delle bambine è globale”. L’Economist lancia un paio di scarpette rosa in copertina sotto il titolo “Gendercide”. E la domanda agghiacciante: “Cosa è successo a cento milioni di bambine?”. E’ il genocidio di genere. “La guerra globale contro le bambine”. Un tema sollevato più volte anche da questo giornale, quello delle “missing girls”, le bambine asiatiche scomparse a causa dell’aborto selettivo. Cento milioni secondo l’Economist, forse di più, stando a molti rapporti internazionali. La quarta Conferenza asiatica sui diritti riproduttivi aveva parlato di “163 milioni di bambine mancanti in Asia”. Sette anni fa un altro giornale dell’establishment anglosassone, il Financial Times, aveva posto la stessa domanda: “Dove sono andate a finire tutte le ragazze?”. L’Economist fornisce la risposta con quest’inchiesta impressionante. In Cina e nell’India del nord, per ogni 120 maschi nascono 100 femmine. La media mondiale è di 103-106 maschi ogni 100 femmine. In molti stati, siamo a 130 maschi contro 100 femmine.

Si sta riscrivendo la saga dell’evoluzione per mezzo dell’aborto, facendo venire meno una delle grandi costanti biologiche della specie umana. La superiorità delle femmine sui maschi. E’ un divario unico al mondo e senza precedenti nella storia. Il famoso dissidente dei laogai cinesi, Harry Wu, l’ha chiamata in un bel libro “La strage di innocenti”. In Cina un’ideologia mostruosa i figli li vuole unici, maschi e sani. Tramite slogan come “Allevare meno bimbi e più maiali” e “Casa distrutta, vacca confiscata se rifiuti la richiesta di aborto”. In India invece, per aggirare la legge che in teoria proibisce la selezione sessuale medici ed ecografisti indiani fanno con le dita la “V” di vittoria se il figlio è maschio. Sennò, niente, e allora il rimedio è semplice.

L’Economist utilizza l’aggettivo “catastrofico” per indicare la strage delle bambine. Nella sola Cina ci sono uomini senza controparte femminile quanto l’intera popolazione maschile statunitense. Traffico di spose, violenza sessuale, suicidi femminili fanno da contorno a quest’agonia demografica. “Non è una esagerazione chiamarlo genocidio di genere”, scrive l’Economist. “Le donne mancano a milioni – abortite, uccise e lasciate morire”. Nel 1990 fu il guru liberal Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia, a lanciare l’allarme sulla New York Review of Books: “Almeno sessanta milioni di bambine sono state cancellate in seguito a infanticidi o aborti selettivi di feti femmine”. Quindici anni dopo Sen ha aggiunto: “E’ l’ultima delle discriminazioni, l’aborto selettivo. Una discriminazione ‘high tech’”.

In Cina negli anni Ottanta il rapporto maschi/femmine era 108 a 100. Negli ultimi anni è salito a 124 a 100. In Cina fino alla ventesima settimana si abortisce in modo assolutamente legale e discrezionale, poi anche con la coercizione. Il professor Theodor Winkler, uno dei massimi esperti mondiali di discriminazione femminile, ha parlato di “una pratica eugenetica non riconosciuta e resa silenziosa. L’intera demografia asiatica entrerà in crisi se non fermeremo il massacro di Eva. In Cina c’è l’aborto forzato, mentre in India, dove pure ufficialmente la legge impedisce la selezione del sesso, si praticano ogni giorno decine di aborti di bambine. Nei fatti, è un aborto eugenetico di massa”.

Molti i paesi demograficamente fuori controllo, e non solo orientali. Come Taiwan e Singapore, gli stati balcanici e quelli ex comunisti dell’Europa orientale. “Il genocidio di genere esiste in ogni continente. Riguarda ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, indù, musulmani, confuciani e cristiani”, spiega l’Economist. Non sarà il benessere a fermare la strage. Taiwan e Singapore sono economie ricche. “In Cina e in India le aree con le peggiori statistiche demografiche sono quelle più ricche e istruite”. L’Economist individua tre fattori: “L’antica preferenza per i maschi, un desiderio moderno per famiglie piccole e la tecnologia agli ultrasuoni che identificano il sesso del feto”. L’Accademia cinese delle scienze sociali ha appena spiegato che entro dieci anni, un cinese su cinque non riuscirà a trovare moglie.

Prima degli anni Ottanta, alle bambine indiane veniva riempita la bocca di troppo riso, per soffocarle, oppure finivano ammazzate con grandi dosi di oppio. O anche, semplicemente, gettate via, o lasciate morire di fame. Poi è arrivata l’ecografia. Oggi è possibile fare diagnosi ecografiche persino nei villaggi ancora privi di acqua potabile o di aspirine. “Nel Punjab, Monica Das Gupta della Banca mondiale ha scoperto che le seconde e terze figlie femmine di madri ricche e istruite morivano in misura maggiore entro il quinto giorno dei loro fratelli”, racconta l’Economist. Lo scenario è apocalittico. “Così come nel corso della storia gli eufemismi sono stati usati per mascherare l’assassinio di massa, termini come ‘feticidio femminile’, ‘preferenza maschile’ e ‘selezione sessuale’ sono oggi coperture per omicidi su larga scala”, dice il dottor Puneet Bedi, consulente del governo indiano. Le chiamano “kudi-maar”, omicidii di bambine.

Quando nel Punjab venne introdotta la prima macchina per l’ecografia, nel 1979, c’erano 925 femmine ogni 1.000 maschi. Nel 1991 erano scese a 875 e nel 2001 addirittura a 793. E’ in India che il fenomeno ha acquisito una dimensione in grado di oscurare il futuro stesso del continente e responsabile della scomparsa di un sesto della popolazione mondiale. Lo scorso novembre, un nuovo rapporto di Action Aid, intitolato “Disappearing daughters”, ha fotografato questo fenomeno crescente di selezione eugenetica su base sessuale. Il rapporto ha studiato cinque enormi distretti dell’India: Kangra nel Himachal Pradesh, Morena nel Madhya Pradesh, Dhaulpur nel Rajasthan, Rohtak nel Haryana e Fatehgarh Sahib nel Punjab. Rispetto al censimento del 2001, nei cinque distretti esaminati, il numero delle bambine rispetto ai maschi tra gli zero e i sei anni è ovunque in diminuzione.

L’India è così diventata la nazione al mondo con la percentuale più bassa di donne. E’ stato anche girato un film, “Una nazione senza donne”. Si apre con la sequenza di una bambina appena nata annegata dalla madre in un calderone di latte. Se il numero di cento milioni di bambine mancanti non riuscisse a scuotere abbastanza l’immaginazione, forse ci riuscirà un’altra statistica. Nel 2010, in Asia, una bambina in pancia ha il cinquanta per cento di possibilità di sopravvivere a una ecografia.

© 2009 – FOGLIO QUOTIDIANO

4 Risposte to “La strage delle bambine”

  1. Borongo Amedeo said

    Gent.mo Sig. Ikzus,
    quello che Lei riporta non fa che confermare la mia idea che il genere umano è affetto da demenza terminale, che lo porterà nel giro di pochissime generazioni a estinguersi, liberando così la Terra dalla sua presenza mefitica.
    Detto questo, come abbonato a “The Economist” sin dal lontano 1986, mi domando come mai Lei sembra reputarlo attendibile e degno di pubblicazione sul Suo blog – sia pure per il tramite dell’infinitamente più attendibile e obiettivo “Foglio” di G. Ferrara – quando tratta di “Gendercide”, ma non quando descrive (ripetutamente e citando fatti e sentenze giudiziarie) l’attuale presidente del consiglio italiano come un criminale antidemocratico “unfit to rule Italy”.
    Mi perdoni la curiosità.
    Cordialità,
    Borongo

  2. borongo amedeo said

    “Che cosa si fa se ci si trova in un guaio perchè non ci si è attenuti alle regole? Nel caso di Silvio Berlusconi, si cambiano le regole.”
    […]
    “Il decreto [salvaliste] ha trasformato una farsa in un ennesimo esempio del disprezzo del Sig. Berlusconi per lo stato di diritto, alla pari di un nuovo disegno di legge che consente ai ministri di ritardare i processi penali contro di loro.”
    Da “Berlusconi’s Burlesque”, The Economist 13-19 marzo 2010, pagina 30, traduzione amedeo borongo.
    Gent.mo Sig. Ikzus, mi consenta cortesemente di domandarLe direttamente: The Economist è autorevole sempre? O lo è quando tratta di “Gendercide”, come nel penultimo numero, trasformandosi però in un giornaletto scandalistico e comunista quando invece tratta di berlusconi e delle sue malefatte?
    Grazie della Sua cortese risposta.
    Cordialità
    borongo

    • ikzus said

      Carissimo Borongo, la sua è una domanda retorica:l’Economist, come tutti i media, è autorevole solo in parte e solo a volte – la Verità non è di questo mondo; e neanche l’imparzialità, purtroppo. Nello specifico, mi pare che la posizione contro Berlusconi sia largamente preconcetta, però confesso di non aver mai letto direttamente neanche una pagina di questo periodico, tutto ciò che so viene da fonti di seconda mano.
      Per quanto riguarda direttamente la vicenda delle liste escluse, mi pare che si presti ad una lettura a più livelli, dove si parte da una faciloneria che rasenta l’imbecillità (sempreché non ci sia sotto qualcosa, ovviamente), e si arriva ad interrogativi anche profondi, ad esempio sul senso di un sistema giuridico che finisce per impedire al primo partito d’Italia di presentarsi alle elezioni – come dire: la legge contro la democrazia! Mi piacerebbe aprrofondire queste riflessioni in un post apposito, se trovo il tempo …
      Il decreto per recuperare in extremis la situazione … non so cosa dire, mi pare che non sia servito a nulla, e forse ha peggiorato il danno d’immagine a carico del PdL.
      La tendenza berlusconiana a farsi le regole a propria misura è nota; aggiungerei che non è esclusiva – però è vero che lui dimostra una particolare arroganza ed indifferenza almeno di facciata, che alla fine risulta particolarmente urtante.
      Infine, la tragedia del cosiddetto “gendercide”: direi che l’enormità di questo abominio non permette di mischiarlo con le nostre piccole polemiche politiche, e non dipende da quale media – più o meno autrevole – ne riveli l’esistenza o ne sottolinei la gravità. Voglio dire: su certe cose non si può scherzare, né strumentalizzarle; non le pare?
      Grazie comunque per la sua costante cortesia, e complimenti per la sensibilità (e la cultura) che dimostra ogni volta che interviene sul mio blog.

  3. borongo amedeo said

    Gent.mo Sig. Ikzus,
    La ringrazio della Sua cortese e sollecita risposta.
    Tuttavia… mi spiace farlo notare, ma quando Lei dice “Nello specifico, mi pare che la posizione contro Berlusconi sia largamente preconcetta, però confesso di non aver mai letto direttamente neanche una pagina di questo periodico, tutto ciò che so viene da fonti di seconda mano”, credo si renda conto di mettersi in una posizione insostenibile. Come fa a ritenere la posizione di The Economist “largamente preconcetta”, se non l’ha mai letto? Io, che lo leggo da 24 anni, Le dico che non è per nulla preconcetta, ma anzi è basata su indagini condotte in prima persona dai giornalisti di quel settimanale. Peraltro, Le potrà forse interessare sapere che “The Economist” è considerato un settimanale conservatore, l’espressione della City di Londra, che tutto è, meno che un covo di comunisti.
    Cambiando argomento, certamente Lei saprà che il “sistema giuridico che finisce per impedire al primo partito d’Italia di presentarsi alle elezioni” esiste da anni, e da anni è puntualmente denunciato dai Radicali che Lei tanto aborre. Finchè risulta escluso qualche partito piccolo, il sistema giuridico è accettabile? Diventa antidemocratico solo se viene escluso un partito più grande? Ma l’essenza della democrazia, mi permetta, non è proprio la salvaguardia di tutte le opinioni e di tutti i punti di vista, fossero anche propugnati da una sola persona?
    Per quanto riguarda la sua espressione “La legge contro la democrazia!”: mi scusi, ma senza legge non ci può essere democrazia. In inglese si dice “Rule of Law”, che si contrappone a “Rule of Men”. Se la fonte del diritto – come nel Terzo Reich – è un uomo, la democrazia non esiste. Lei parla di “danno di immagine” subito dal PdL, e forse non ha riflettuto più di tanto sul danno sostanziale e gravissimo che subisce lo stato di diritto (“Rule of Law”) ogni volta che il presidente del consiglio pretende di legiferare come un monarca assoluto, stabilendo in effetti il principio che la legge è lui.
    Per finire, certamente la questione del “gendercide” è infinitamente più orripilante di queste – apparentemente – piccole miserie. Ma nella stessa misura in cui la Shoah è infinitamente più orribile del falò dei libri praticato dai nazisti agli albori del Terzo Reich.
    Mi scusi della foga. Io La ritengo una persona intelligente e in buona fede, e La supplico di considerare questo mio intervento un invito alla riflessione. Consideri, per esempio, se Lei è proprio sicuro di voler vedere – come si può ragionevolmente desumere dai Suoi interventi contro Mercedes Bresso – la Regione Piemonte in mano alla Lega Nord.
    Con questo appello, La saluto con cordialità
    borongo

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